Torno a raccontare di uno dei giri che ho fatto qua e là per il nostro bel Paese e nel riferirmi all’Italia non uso questo epiteto per tradizione ma per convinzione e sono certa che molti come me che nel 2020 hanno rivisto i loro programmi di viaggio converranno nel ribadire con fermezza, orgoglio e anche un po’ di emozione che ovunque siamo circondati di bellezza.
La mia Val d'Orcia fuori da qualsiasi decalogo
Vi parlo della Val d’Orcia e nel farlo non ho sicuramente la pretesa di indicarvi le 10 cose migliori da fare e da vedere (tutti si affannano a incastrare in un decalogo le cose da fare e da vedere come se l’undicesima o la dodicesima non avessero pari dignità, come se avessimo bisogno di limiti sempre...basta la smetto con la mia polemica nei confronti degli appassionati del 10), non ho la pretesa di svelarvi aneddoti inediti, né quella di raccontavi di un passato glorioso di famiglie, sovrani e prelato che qui ha dimorato e trovato la sua fortuna, e non ho l’ambizione di fare un excursus sulle opere d’arte che questi posti custodiscono...per tutto questo vi rimando agli storici, ai critici d’arte, ai blogger, a chi per lavoro e con professionalità ha già trattato questi argomenti. Vi racconterò della mia Val d’Orcia, delle mie passeggiate, delle mie sensazioni e di quello che ho visto e delle emozioni che quello che ho visto mi ha suscitato!
La mia visita nella Val d’Orcia inizia al mattino, in macchina con partenza da Firenze e già qui mi fermo per una prima sosta. Chi mi conosce sa bene come preferisca viaggiare affidandomi ai mezzi di trasporto pubblico: i treni – nutro un amore smodato per quelli regionali che procedono lenti e fermano in tutte le fermate, quelli su cui viaggiano i pendolari, gli studenti, i ragazzi che fanno serata in un centro più vivace del loro piccolo borgo, gli extra comunitari, quelli che sanno di vita (a volte anche troppa) vissuta –, gli autobus, e quando disponibili le biciclette a noleggio! Stavolta ho scelto la macchina, una scelta sicuramente più comoda, dettata dalla situazione mutata di cui alla premessa e dalla necessità di concentrare più tappe possibili in un weekend. E qui sono costretta ad aprire un’altra parentesi che vi prometto sarà breve: quando viaggio mi lascio prendere dalla spasmodica voglia di fare quante più tappe possibile, a danno del tempo dedicato al riposo e solo guidata dal pensiero “ci sono così tanti posti da scoprire al mondo che non so se avrò modo di tornare un’altra volta qui, visto che ci sono sfrutto al meglio il mio tempo”.
Un "elenco" che segue le emozioni
La prima tappa è Pienza, vi invito a cercare fonti più autorevoli della mia l’origine del nome di questa cittadina che, lasciata l’autostrada si raggiunge dopo una piacevole passeggiata lungo la provinciale che si snoda nella bellezza della terra senese. Viaggiando lungo la strada ci sono cose che la mente non può fare a meno di fermarsi a pensare mentre i fotogrammi scorrono veloci e dolci davanti agli occhi. La prima cosa che ho pensato è stata: chissà quanto sarà bello tornare qui in autunno, quando il sole infuoca la terra e tinge con pennellate di oro e di bronzo i fili d’erba e le chiome non più folte degli alberi (sono stata in Val d’Orcia il penultimo weekend di agosto, per chi se lo stesse chiedendo), da qui la promessa di tornare anche solo per una passeggiata quando un maglioncino e una calda sciarpa renderanno tiepide le giornate, magari nel pomeriggio o nelle ore magiche del crepuscolo! La seconda cosa che salta gli occhi, in maniera talmente ovvia da sembrare banale, è che tutto così bello e armonioso da non sembrare reale, da chiedersi se sia il frutto del gesto delicato di un pittore. La campagna senese ha forme aggraziate e tinte calde da porsi continuamente il dubbio che siano reali, le colline hanno profili così dolci da sembrare le curve di un corpo femminile adagiato lungo un fianco con i cappelli che assumono la forma di fili d’erba sottile che si lasciano cullare al tocco lieve del vento. Un’altra cosa – la terza in questo elenco che segue le emozioni provate – che non ho potuto fare a meno di notare e sulla quale costruire la mia impalcatura di pensieri più o meno semplici è il numero di auto che senza preavviso, quasi fossero state accecate da una visione a loro riservata, accostano lungo il ciglio della strada, i passeggeri abbassano i finestrini e spalancano occhi e bocca, aprono poi le portiere e scendono a scattare una foto! Il percorso verso Pienza è breve eppure mi ha caricato di energia e di aspettative che non potrò che accettare un crescendo di colori, sensazioni e bellezza.
Il borgo di San Quirico d'Orcia
E Pienza non delude anzi conferma questa piacevole scoperta con la mia passeggiata lungo le sue vie, con le sue botteghe di tessuti e ceramiche, le locande che trasudano il buon odore di vino e salumi tanto da tentarmi nonostante sia ancora troppo presto per una merenda e nonostante non mangi la carne! Non contando le soste lungo la passeggiata esterna che con la sua vista panoramica ti porta a scattare foto in ogni direzione nel tentativo di racchiudere in uno scatto tutto l’orizzonte, il giro per le vie passando per la piazza e per una visita veloce al duomo si svolge tutto sommato in poco tempo tanto che prima di rimettermi in viaggio, solleticata dalla curiosità e da un certo languorino mi fermo in un bar per un caffè e un dolce! Non opto però per la solita brioche ma punto sulla tipica crostata di Pienza – che a onore del vero scopro solo in questa occasione – una frolla leggera e friabile con uno strato gustoso di marmellata di albicocche e noci. Ho fatto il pieno e posso proseguire, da lì a pochi chilometri mi aspetta San Quirico d’Orcia. Faccio il mio ingresso per la Porta dei cappuccini e la prima sensazione che ho è di trovarmi in un borgo meno affollato di Pienza, percorro la via che mi porta alla Chiesa di San Francesco che l’impressione è presto smentita! Eppure, nonostante i numerosi turisti che popolano le strade, questo piccolo borgo medioevale che si sviluppa all’interno di una piccola cinta muraria conserva tutta la sua atmosfera e la sua fierezza di essere allora come un tempo crocevia di viandanti, curiosi e appassionati. A ridosso della cinta muraria meritano una visita gli Horti Leonini, un soleggiato e giardino all’italiana in cui siepi e arbusti disegnano dedali in cui è piacevole girovagare giocando con la fantasia a incrociare un esponente della famiglia de’ Medici e con la testa bassa per il sole accecante provare a fare un cenno di riconoscenza distante secoli e costumi. Chi mette piede a San Quirico d’Orcia non può saltare l’appuntamento con la Cappella della Madonna di Vitaleta, un piccolo edificio sacro di epoca tardo rinascimentale che negli anni più recenti ha attirato migliaia di turisti oltre che per la sua storia (per farla breve si narra che la statua che qui è custodita, sia stata indicata dalla Madonna in persona in un’apparizione a una fanciulla che seguendo le indicazioni della Vergine si recò nella bottega di Firenze) per le scene che qui furono girate per Il Gladiatore. E non è difficile notare lungo la strada il seguito che questo scorcio di terra e cielo ancora attirano: sono decine le auto parcheggiate lungo il bordo della carreggiata e decine i turisti che non si lasciano scappare lo scatto memorabile tra i cipressi quasi a proiettarsi tra storia e finzione in un passato glorioso. E anche io non ho potuto fare a meno di sottrarmi a questo rito.
Bagno Vignoni: un panorama a portata di occhi
Dopo la pausa foto e visita alla Cappella, il mio tour prosegue per un’altra icona della Val d’Orcia: Bagno Vignoni. Chi come me prima di ora aveva visto solo qualche foto, si aspetta un borgo di piccole dimensioni alla stregua di tanti altri borghi nei dintorni e invece scopre che Bagno Vignoni è tutta lì! Si sviluppa intorno alla vasca lunga 49 metri e larga 29 che fu proprio costruita in corrispondenza della sorgente e fa da centro collettore proprio come una piazza, una piazza in cui ci si cammina solo intorno! Chi vuole approfittare delle sorgenti di acqua termale e concedersi una coccola può scegliere tra le strutture più o meno “pettinate” nei dintorni oppure optare per qualcosa di più wild e free! Ci si trattenga da un tuffo nella piazza e si imbocchi la strada che conduce nel vivo del Parco dei Mulini e qui scegliere il proprio angolino di relax! Personalmente non saprei darvi alcuna dritta, non sono un’amante delle terme e dei bagni collettivi in acque calde e soprattutto ho visitato Bagno Vignoni in pieno agosto sotto un solleone e con temperature che disincentivavano qualsiasi esperimento...tuttavia se questo posto compare nelle cartine da tempo immemore e persino Lorenzo il Magnifico pare sia approdato qui per godere dei benefici delle acque termali, un buon motivo sicuramente ci sarà! Temperature cocenti a parte, ho trovato piacevole seguire i sentieri che si diramano intorno a Bagno Vignoni (qui si interseca la Via Francigena, per gli amanti dei cammini), la vegetazione è bassa fatta eccezione per qualche pino marittimo - che apprezzi più per l’odore pungente che ti arriva alle narici più che per il cono d’ombra che offre – così che il panorama intorno resta sempre a portata di occhi. E volgendo lo sguardo lungo il profilo dolce delle colline scorgo la mia prossima meta: la Rocca di Tentennano che sovrasta il piccolo borgo di Castiglione d’Orcia.
Castiglione d'Orcia: voci e profumi che arrivano dalle finestre
Non so dire se il fascino di questo posto sia stato in qualche modo accresciuto dal fatto che lo abbia percorso durante l’ora di pranzo (sotto il sole cocente, tanto per sfidare il rischio di disidratazione) che lo ha reso spettrale e familiare allo stesso tempo. Per le vie non ho incrociato nessuno (fatta eccezione per una coppia di turisti, disorientati e contenti di incrociarmi insieme) eppure non mi sono sentita sola per un solo istante anzi la compagnia delle voci che arrivavano dalle finestre spalancate ha dato alla roccia che contraddistingue le vie e le abitazioni di Castiglione d'Orcia un volto amico. E insieme alle voci (alle esortazioni di una mamma che invitava il piccolo a mangiare tutto quello che c’era nel piatto, all’invito di un figlio adulto che riprendeva il padre anziano per il suo modo di esprimersi un po’ troppo colorito) c’erano anche il tintinnio delle posate sui piatti e il profumo del sugo di pomodoro. Le guide consigliano la visita alla Piazza Vecchietta (che prende il nome dall’epiteto di un artista locale e non da un’anziana donna) da dove ammirare il Palazzo comunale e altri edifici medioevali … io mi sono fatta guidare dalle emozioni, dai profumi, anche dai cognomi sui campanelli (curiosare tra i cognomi è una mia forma di interessarmi ai posti che visito) e posso confermare come questo sia bastato per subire il fascino di questo piccolo centro che voglio sperare fosse deserto solo per via dell’ora.
Sulle sorti di Castiglione d’Orcia e delle terre senesi sorvegliavano un tempo gli esponenti della famiglia Salimbeni nella Rocca di Tintinnano: un’imponente costruzione edificata su uno sperano calcareo che si può raggiungere in macchina o a piedi e visitare con un biglietto di ingresso. Ai piedi della rocca c’è un bar con una vista panoramica che può sicuramente rinfrancare dopo la salita.
Montepulciano: un incontro tra cultura e palato
A Montepulciano ho chiuso il mio tour e non potevo scegliere posto migliore per racchiudere tutta in uno sguardo la Val d’Orcia: Montepulciano è arroccato su un colle a circa 600 metri sul livello del mare e dicono (non l’ho provato, ahimè) che dalla Torre del Palazzo rinascimentale si possa persino vedere il Gran Sasso! Montepulciano ha dimensioni decisamente diverse rispetto agli altri borghi visitati, ne sono una conferma le ampie vie, l’elegante corso, i palazzi che hanno conservato tutto il loro fascino rinascimentale e Piazza Grande. il disorientamento che si prova in Piazza è quello di trovarsi in una e tante città contemporaneamente, il palazzo comunale sembra nella sua versione ridotta del Palazzo della Signoria ti proietta a Firenze, la fontana sul lato della piazza e il l’imponente facciata del Duomo rimasta incompiuta tornano familiari per distribuzione dello spazio, colore e atmosfera. Le dimensioni ricorrono nelle bandiere che adornano le vie, 8 bandiere e combinazioni di forme e colori per le 8 contrade che costituiscono il centro. E per chi non si accontenta di godere delle sole atmosfere, a Montepulciano trova terreno per soddisfare il bisogno di cultura e la voglia del palato. Montepulciano ospita il Museo Civico e la Pinacoteca Crociani che raccoglie dipinti provenienti da chiese e conventi della scuola fiorentina e senese e una ricca collezione di terrecotte. I palazzi nei sotterranei custodiscono l’oro rosso della città: tra tutte la Cantina Redi che occupa i sotterranei dell’omonimo palazzo custodisce in un’ambientazione affascinante il nobile vino di Montepulciano.