08 Dic 2018

VIETNAM: DALL'ARMONIA DELLA BAIA DI HA LONG AL CAOS DI HO CHI MINH

Valerie e Giovanni sono amici di vecchia data del Cappellaio Matto. Io ho avuto la fortuna di conoscerli sei anni fa. La definisco “fortuna” perché così è stato.

Valerie è una forza della natura, una donna minuta capace di travolgere come un uragano chi le sta intorno. Giovanni invece è più silenzioso, con il suo sigaro sempre tra le mani ascolta. Con loro è stato un “colpo di fulmine”, ci siamo piaciuti sin dalla prima tazza di tè sorseggiata avvolti dal calore della loro casa in campagna, seduti sul divano di velluto blu.

Oggi è l’otto dicembre. Oggi è uno di quei giorni in cui i riti di preparazione al Natale la fanno da padrone. Adoro il luccichio delle luci color oro, dei fiocchetti rossi e delle palline colorate, ma ho deciso di rimandare tutto ciò ad un altro momento. 

Valerie e Giovanni hanno accolto con entusiasmo la mia idea di mettere nero su bianco il racconto del loro viaggio in Vietnam.

Sono le cinque e mezzo del pomeriggio, coccolati dal profumo di bergamotto, Giovanni scorre lentamente le foto del loro viaggio, io faccio scivolare le mie dita su questa tastiera e Valerie inizia a raccontare.

Testa china su un foglio bianco e penna tra le mani, Valerie racconta e disegna…

VALERIE 1

L'inizio promette bene

Eravamo diretti all’aeroporto carichi di valigie ed entusiasmo alle stelle, ma la macchina decise di andare in ebollizione a pochi chilometri dall’aeroporto di Brindisi. Riuscimmo a raggiungere una stazione di servizio e la macchina “morì”. In quel momento mentre Francesca (la nostra mica) era nel panico totale, io e mio marito ci guardammo negli occhi e demmo inizio alla ricerca di un passaggio (Pechino Express a confronto ci avrebbe fatto un “baffo”). Arrivati in aeroporto ci rendemmo conto che il viaggio prometteva bene.

Il volo Brindisi - Roma - Abu Dhabi - Ho Chi Minh scivolò via piacevolmente, finalmente eravamo in vacanza.

Bahia di Ha Long: bellezza che avvolge e armonia che culla

Arrivammo a Ho Chi Minh intorno alle 20:00 e volammo con un volo interno verso il nord del Vietnam, precisamente ad Hanoi. Era da poco trascorsa mezzanotte, decidemmo di raggiungere il nostro Hotel in taxi, ma con grande sorpresa la strada era buia e non c’era traccia del nostro albergo. Da lì a breve ci rendemmo conto che dormivano tutti, e la cosa curiosa era che dalle vetrate esterne vedevamo degli scooter parcheggiati nella hall degli alberghi. Era l’una di notte e noi vagavamo disperati per le vie di Hanoi, una città di soli sette milioni e mezzo di abitanti, ma anche in questo caso la nostra intraprendenza giocò a nostro favore (andammo a dormire alle tre e mezzo).

La mattina seguente, con una navetta raggiungemmo la Baia di Ha Long, si trattò di un vero e proprio viaggio considerata la durata del tragitto: circa quattro ore. Raggiunto il Golfo del Tonchino in barca raggiungemmo la "nave crociera" che ci portò nel cuore della Baia di Ha Long. Appena il capitano iniziò la navigazione ci rendemmo conto che quella che stavamo per vivere era un’esperienza inaspettata, ma desiderata e sognata. La Baia di Ha Long (in lingua vietnamita vuol dire "dove il drago scende in mare") era davvero inattesa, tanta la bellezza dei suoi atolli tagliati dall’orizzonte che sembravano custodi di tale splendore. Era come se la Baia di Ha Long ci avesse "preso a schiaffi", ci sentimmo denudati dai nostri modi strutturati e occidentali, che spesso ci portano ad essere poco rispettosi verso la Natura; ma Lei in questo caso ci fece sentire ospiti e non padroni di tanta bellezza.

Ancora oggi, sfogliando l’album delle foto riusciamo a sentire il profumo e le note di quella meravigliosa armonia. Dormire nel cuore della Baia di Ha Long, sul ponte della nave, cullati dalle onde e coperti da un cielo luminoso e discreto, storditi da un silenzio fragoroso ci rese tutti incapaci di proferire parole per due giorni. Due giorni trascorsi in un silenzio riverente, la menti andavano tutte nella stessa direzione, in un luogo dove non c’era posto per le parole, ma di parole non dette.

Ho Chi Minh: tra modernità e sopravvivenza

Finita la “mini-crociera” ripercorremmo il tragitto al contrario, dall’armonia della Baia di Ha Long ci ritrovammo catapultati nel caos di Ho Chi Minh. Profumo di modernità e sopravvivenza era ciò che si respirava passando dai vecchi quartieri alle nuove vie del centro. Tra mille cavi della luce aggrovigliati (che metterebbero a dura prova il più qualificato degli elettricisti al mondo), migliaia di scooter che correvano verso dove non si sa (rischiando di essere investiti ogni secondo) e un tripudio di colori, profumi di spezie e mercatini la vita degli abitanti di Ho Chi Minh scorreva, per assurdo, quasi al rallentatore

A Ho Chi Minh puoi vedere l’impensabile: uno scooter con serra floreale annessa, chi tra mille clacson e schiamazzi si concede la pennichella in bilico su una bicicletta, chi con uno scooter trasporta pneumatici di camion “indossandoli”, chi passeggia in pigiama, chi improvvisa ristoranti sui marciapiedi e alle otto di mattina ti presenta una fumante ciotola di Phò, chi invece presenta doni nei piccoli templi buddhisti.

Vietnam una terra da vivere, una storia da guardare, una vacanza da raccontare.

Letto 1049 volte Ultima modifica il Martedì, 29 Dicembre 2020 15:44
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