In questi giorni di distanziamento sociale obbligato e in parte anche voluto ho rimesso le mani nelle scatole dei ricordi. Quelle scatole di cui vi ho parlato qualche anno fa. Ognuna di queste scatole contiene un’infinità di post-it, pezzetti di carta, bigliettini, lettere.
Nelle scatole dei ricordi ci sono “pezzi” interi della mia vita. Ero una ragazzina quando ho iniziato a raccogliere ogni singola parola, ogni piccolo foglietto che a distanza di anni mi ricorda la “strada” che ho percorso, le persone che ho incontrato e che a loro modo mi hanno dato e (a volte) tolto qualcosa.
Avevo dodici anni quando ho riempito e chiuso la mia prima scatola dei ricordi. Era il 1995. Era il giorno del rientro definitivo in Italia dopo quattro anni vissuti a Malta. Ognuno dei miei amici e compagni di classe scrisse un messaggio di saluto. Pagine che seppur sbiadite sono ancora lì. Le posso toccare, le posso leggere. Mi aiutano a non dimenticare. Perché la verità è che io ho sempre scelto di ricordare e non dimenticare. Ho sempre scelto di conservare e non buttare via. Ho sempre scelto di “salvare” e non cancellare.
Il duemilaventi lo ricorderemo tutti come l’anno del Covid-19, del distanziamento sociale, delle mascherine e guanti, della quarantena. I viaggiatori lo ricorderanno per i viaggi annullati, rimandati o “forzati”.
Alice cosa metterà nella scatola dei ricordi?
Alice, nella scatola dei ricordi mette un trasloco fatto a fine Gennaio, quando ha deciso di rimanere a Pointe-Noire. Una decisione “folle” per tanti, coraggiosa per altri.
Alice, nella scatola dei ricordi mette il viaggio fatto a fine Febbraio che dal Congo la riportava in Italia per una breve “boccata d’aria” salentina.
Alice, nella scatola dei ricordi mette il viaggio di rientro in Congo i primi di Marzo. Un viaggio fatto con la consapevolezza che ad aspettarci in aeroporto c’erano i medici del ministero della salute e la polizia che ci avrebbero accompagnati a casa. Quindici giorni di quarantena tra controlli quotidiani e divieto di affacciarsi anche sul balcone.
Alice, nella scatola dei ricordi mette quel viaggio che mai avrebbe scelto di fare. Un volo, quello del 4 Aprile, organizzato dall’ambasciata italiana per gli italiani residenti in Congo che avevano fatto richiesta di rientro in patria. Le valigie fatte in fretta e furia. Quelle valigie che nei viaggi precedenti (Congo-Italia) contenevano frutta esotica, tessuti Wax e “pezzi” d’Africa, quel giorno riportavano in Italia tutto il suo “mondo”. Quel “mondo” che Alice ha “costruito” in quella terra al di là dell’equatore. Un volo diverso da tutti gli altri. Un volo che ha cambiato e stravolto tutto.
Sin dall’inizio ho creduto in quell’ “andrà tutto bene”, e continuo a crederci, ma oggi ho la consapevolezza che niente sarà più come prima. Siamo cambiati noi. Sono cambiate le parole…“Distanziamento sociale” termini che non avevamo mai pronunciato e che oggi riecheggiano come un ritornello nelle nostre teste. Sono cambiate le relazioni.
Alice, non si è potuta sottrarre a questi cambiamenti. Alice continuerà a scrivere e raccontare, ma lo farà in forma diversa. Lo farà senza il Cappellaio Matto.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Non sono un’esperta di chimica, ma credo che sia una delle citazioni più vere.