Un anno dopo, arrivò l’esame di ammissione alla scuola pubblica. Avevo sei anni, superarlo significava essere ammessa alla seconda elementare, ma soprattutto frequentare la scuola come i miei coetanei.
Il primo giorno di scuola non si scorda mai, ed è vero! La maestra Giovanna, indossava un abito giallo spiccando tra i grembiulini blu e i fiocchi rossi di noi scolari.
Giugno 1991
L’anno in terza elementare stava per terminare, quando a pranzo mio papà ci disse che il lavoro lo chiamava lontano: destinazione Malta!
Negli anni Novanta, di internet, dei social network e dei travel blog non esisteva traccia. Negli anni Novanta ci si affidava alle enciclopedie, cartine geografiche e mappamondi.
Con mia mamma cercavamo Malta sul mappamondo, Malta però era un’isola talmente tanto piccola e sperduta nel cuore del Mediterraneo che a stento riuscivamo ad individuarla. Un misto di entusiasmo inconsapevole e malinconia per le persone che avrei lasciato mi stringeva il cuore. I nonni, gli zii, i cugini, i compagni di classe, le amiche.
21 agosto 1991
Festeggiavo il mio “ultimo” compleanno in Italia. Per i miei otto anni, Laura mi regalò un dizionario “italiano-inglese, inglese-italiano”, che custodisco gelosamente. I miei compagni di classe, organizzarono una festa di saluto, mi regalarono un peluche (un cagnolino bianco) e un porta gioie rosso a forma di cuore con un orologio sul coperchio (li conservo nella scatola dei ricordi). Avrei voluto che il tempo si fermasse in quell’istante, ero troppo piccola per capire. Quella partenza rappresentava un salto nel vuoto.
5 ottobre 1991
Aeroporto di Brindisi, la voce annuncia il volo Alitalia con destinazione Malta, è arrivato il momento di salutare tutti e partire verso quella terra che io e le mie sorelle non avevamo scelto.
All’inizio non è stato semplice, ma anche questa volta, non potevo tornare indietro!
Con il tempo Malta divenne la mia nuova “casa”. Conoscevo ogni singola strada, salivo e scendevo dagli autobus da sola per andare a trovare le amiche maltesi o per andare a fare la spesa.
Da piccoli si apprende tutto con una velocità incredibile, e il vocabolario dopo poco non servì più. L’inglese aveva sostituito l’italiano e quando mia mamma mi presentava come sua figlia, i maltesi rimanevano esterrefatti, a soli nove anni il mio inglese era perfetto. Dopo i primi due anni di permanenza sull’isola mio padre pensò di iscrivermi al college. L’idea dell’uniforme e dell’armadietto mi intrigava (erano gli anni delle serie tv americane e di Berverly Hills 90210), ma per “ottenerli” dovevo superare l’esame di ammissione.
Frequetare il St. Martins College mi faceva sentire speciale, privilegiata. I miei compagni erano cinesi, canadesi, britannici, brasiliani, australiani, maltesi, libici. Sono cresciuta con loro e sin da bambina nessuna differenza di pelle né di religione mi hanno mai fatto “paura”, anzi, mi sentivo “ricca”! Leo, Tuta, Saskia, Melanie, Alexia, Amanda, Dillianne, Elaine, James, Tracy, Lucy, Philbert, Karen, Dylan, Oliver, Neville, Luana, Andrew, Alan, Ana, Luke, Tara, eravamo tutti diversi e ognuno di noi, inconsapevolmente dava agli altri una parte di se. Ci “arricchivamo” con naturalezza. Crescevamo senza pregiudizi, senza tabù, ma soprattutto senza il timore del “diverso”. La diversità era, per noi, un valore aggiunto.
5 settembre del 1995
Questo giorno arrivò prima del previsto, quella data che sembrava lontanissima giunse all’improvviso. Era il momento di rifare la valigia e tornare in Italia.
I docenti maltesi furono strepitosi, Mr. Abela coinvolse tutti i suoi colleghi e l’ultimo giorno di scuola lo trascorremmo in piscina. La festa di saluto fu divertentissima, ma la consapevolezza di dover rientrare in Italia rendeva tutto malinconico. A dodici anni, non vuoi lasciare le amiche del cuore. A dodici anni non vuoi l’ennesimo cambiamento. A dodici anni, vorresti prenderli a schiaffi "quegli italiani” che, anziché apprezzare “quel valore aggiunto”, ti etichettano come “la maltese”, “la straniera”, “l’inglesina”. Ma siccome avevo imparato fin da piccola che indietro non si torna, io con la mia faccia tosta e la mia testa dura sono andata avanti.
Oggi mi rendo conto che non sono più la mascotte della classe, e che l’essermi circondata di persone più mature di me e dalle culture più variegate non ha fatto altro che "allargare i miei orrizzonti". Se a otto anni ho quasi odiato mio padre per aver accettato il trasferimento a Malta, oggi ne sono orgogliosa perché è grazie a quell’esperienza se non sono più “la straniera”, ma cittadina del mondo. È grazie a Malta se non ho mai smesso di fare e disfare la valigia, salire e scendere dall’aereo. Malta, Kenya, Portogallo, Inghilterra, Irlanda, Spagna, Lituania…
Il mondo gira, e a volte capita di fare ritorno nei luoghi dove hai vissuto
4 maggio 2016
Dopo ventuno anni, sono tornata a Malta. È trascorsa un’eternità, o forse no. Nessuno di noi ha il libretto di istruzioni, nessuno di noi a otto anni sa cosa vuol dire crescere. Ci pensa la vita. Un bel giorno ti svegli e ti rendi conto che il tempo è passato, che l’orologio sul cuscino rosso non ha mai smesso di ticchettare e tu sei diventata grande. A me non resta che conservare i ricordi più belli e profondi, quelli da nodo in gola e occhi lucidi, e rimanere quella che sono.
Ancora una volta non posso che andare avanti, indietro non si torna!
Grazie Malta, che mi hai insegnato tanto.